Una vita
in Italia con le maglie di Lazio e Inter da calciatore, un anno fa l’avventura
sulla panchina della Sampdoria. Adesso guida il Ferencvaros, la squadra
campione di Ungheria in carica. E’ rimasto legato all’Italia, è cresciuto come
uomo e come calciatore nel nostro paese e su un suo probabile ritorno nel
Belpaese ha risposto così ai microfoni di 90esimo minuto.
"Non
lo so, ci sono pro e contro - ha ammesso -. Ci sono tante cose che non mi
piacciono dell'Italia, però tre giorni puoi diventare un fenomeno oppure uno da
mandare via. L'allenatore va difeso di più, se lo hai preso è perché ci devi
credere".
L’avventura
alla Lazio da calciatore e il ricordo di Eriksson che, proprio in questi giorni, ha ammesso di lottare contro il cancro. "Sono arrivato alla Lazio a 19
anni, molte volte ho detto di essere stato fortunato ad aver avuto Eriksson
come primo allenatore italiano. È una persona perbene, nel modo di fare e
di allenare. Ha influenzato molti di noi che sono diventati allenatori, specie
quelli che stanno lavorando da più tempo. Porto il suo modo di trattare i
giovani, se sono diventato un uomo migliore è grazie a lui. Gli auguro di non
mollare, di lottare, siamo tutti con lui. Eriksson deve essere fiero di vedere
8-9 giocatori della Lazio diventare allenatori e deve seguirci per molto tempo.
Difficile parlarne, un anno fa ci ha lasciati Sinisa Mihajlovic; queste notizie
ti riportano indietro, spero che Sven non molli".
di
Mario Lorenzo Passiatore