Serie A
Sconcerti: “Mi chiedo se i vertici abbiano un programma per Mancini”
28/03/2022
di Redazione
Il giornalista del Corriere della Sera ha fatto una disamina sul momento del nostro calcio. Un’analisi sull’intero movimento, ribaltando la prospettiva e il centro di interesse. Non più Mancini, ma i vertici, la classe dirigente che dovrebbe programmare insieme al CT (a patto che resti) il nuovo corso. E qui i dubbi sono molteplici
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Ancora novanta minuti, ancora una gara per metabolizzare l’esclusione dai prossimi mondiali in Qatar. Sarà certamente una lunga agonia, anche per l’esiguo valore della partita che arriva in un momento di forti riflessioni per il calcio italiano. Ripartenza è la parola più abusata su qualsiasi testata giornalistica e le domande restano molteplici. Con chi, da chi e con quale progettualità.
Dopo la gara con la Turchia, Mancini scioglierà le riserve e comunicherà la sua decisione. Ha la fiducia della Federazione, un contratto fino al 2026 ma spetterà a lui decidere se continuare e farsi carico di una nuova rinascita. E’ un movimento che si lecca le ferite e che stenta ancora a crederci. Superato lo step emotivo che ha coinvolto tutti subito dopo la gara con la Macedonia, servirà programmare a mente lucida.
Da quanto filtra dall’ambiente azzurro, ci sarebbe meno pessimismo, rispetto ai giorni scorsi, circa la permanenza di Mancini sulla panchina della nazionale. Mario Sconcerti, giornalista del Corriera della Sera, ha analizzato il momento, puntando la lente d’ingrandimento anche sulla condotta dei dirigenti. Così ha completamente ribaltato la prospettiva.
“La domanda non è se Mancini debba dare o meno le dimissioni. La domanda è se il calcio avrà un programma da affidargli. In questo stallo Mancini rappresenta un vantaggio perché ha idee e una storia internazionale alle spalle. Ma non è lui che manca, mancano la comprensione dei problemi e mancano le soluzioni”.
Una situazione abbastanza delicata, dove nessuno potrà permettersi di steccare la prossima progettualità. Il giornalista poi ha fatto un paragone con i club, spesso in conflitto fra loro.
“C’è adesso sulla Nazionale la stessa confusione che c’è tra le società, gruppi di interesse che vogliono continuamente l’opposto dell’altro. Mancini ha oggi il dovere di parlarci di tutto il nostro calcio, il suo interesse è l’interesse di tutti. È il nostro inviato all’interno di un’estinzione”.
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