Conosce
Roma città e la piazza come pochi, pochissimi dirigenti. Ha lavorato nella
capitale sponda giallorossa per un quinquennio, dal 2011 al 2016. Adesso è
fermo, la sua ultima apparizione in Serie A risale alla passata stagione. E’
stato uno degli artefici del miracolo Salernitana insieme a mister Davide
Nicola.
Poi la
rottura con il presidente Iervolino e ora è in cerca di una nuova avventura.
Walter Sabatini resta uno dei migliori dirigenti in circolazione e un grande
scopritore di talenti. Da Pjanic a Pastore, fino a Ilicic, Lamela, Marquinhos e
Alisson. Solo per citarne alcuni. Sabatini in queste ore è intervenuto ai
microfoni di Radio Kiss Kiss per parlare di Serie A e ha svelato un vecchio
retroscena su Totti e la Roma.
"Spalletti
non ha mai litigato con Totti. Una diatriba che la città di Roma ha portato
avanti. Discorsi grossolani. C’è stata un’antipatia tecnica. Il Totti della
Scarpa d’Oro era quello inventato da Spalletti. Francesco deve sapere cos’è
stato Spalletti nella sua vita, è stata una storia insopportabile. Adesso
bisogna metterci una pietra sopra".
Dopo ha
elogiato il lavoro di Spalletti a Napoli dove ha trovato una dimensione
perfetta per la sua idea di calcio che gli ha permesso di consacrarsi. “Spalletti è un fenomeno, è cocciuto e
spigoloso, vuole stare addosso ai giocatori con dettagli minimali, e si vede
quando la squadra è in campo. Gli azzurri danno spettacolo ed uccidono le
partite con allegria e gioco. Un modo di giocare spontaneo ed unico. Il Napoli
anche in Europa può fare cose egregie".
Non
poteva mancare un pensiero alla nazionale, travolta dalle polemiche da una
parte dei media per la convocazione di Mateo Retegui, attaccante del Tigre, in
prestito dal Boca Juniors. Il calciatore argentino però ha risposto con i fatti:
due gol in due partite. Sabatini ha menzionato Pafundi, confidando tanto nelle
sue capacità tecniche per il futuro prossimo.
"Pafundi
mi ha acceso tutte le speranze e le fantasie. Sarà la nostra speranza del
calcio. Allora se si hanno qualità così largo ai ragazzi piuttosto che gli
stranieri. Purtroppo però in giro non ci sono tanti italiani bravi".
di
Mario Lorenzo Passiatore