La storia di Berlusconi al Milan
è piena di affari, intuizioni, colpi da novanta e grandi depistaggi.
Inguaribile romantico con la testa e le idee di un imprenditore consumato.
Abile nel portare i suoi rivali altrove quando voleva a tutti i costi un
calciatore. Negli anni ’90 per emergere bisognava sgomitare in campo e sul mercato,
il meglio passava dalla nostra Serie A con tanti acquisti milionari.
Ronaldo “il brasiliano” era un
vecchio pallino del presidente. Riuscì a portarlo al Milan nel gennaio del
2007, per 7,5 milioni di euro del Real Madrid. L’incip non fu dei migliori: ad
allenare le Merengues c’era Fabio Capello. Ci fu una telefonata Don Fabio e
Berlusconi che si concluse in maniera lapidaria: “Presidente, lasci stare Ronaldo. E’ in
sovrappeso, non ama allenarsi e preferisce divertirsi”. Il giorno dopo Berlusconi non ascoltò Capello e acquistò il
brasiliano dal Real. Erano i colpi a effetto che amava tirar fuori ogni tanto.
Ronaldo in una intervista a La Gazzetta
dello Sport ha raccontato una storia curiosa tra Berlusconi e Ancellotti. Era
il periodo dei calci d’angolo, quando il Milan faticava a trovare la via della
rete, decise così di piazzarsi alla lavagna.
"Sono stato poco al Milan, però conservo
grandi aneddoti. Veniva negli spogliatoi a
dire come dovevamo tirare i calci d'angolo. Erano un po' di partite che no segnavamo sui corner e lui
veniva a dirci come andavano tirati. Ancelotti, un maestro incredibile che
sapeva sempre tutto, ci faceva ascoltare. Diceva sempre 'si, si, si'.
Poi quando usciva Berlusconi 'Torniamo alle nostre cose'.
Ronaldo rimase folgorato dalla
famiglia Milan e dalla personalità di Carlo Ancelotti: “Carlo per me è, per distacco, la migliore persona
mai esistita nel mondo del calcio. È un amico per tutti, non solo per me. Tutti gli
vogliono bene e poi, come allenatore, è incredibile per qualità, visione, capacità
di capire i giocatori. Si merita tutto quello che ha vinto, per personalità e
carattere”.
di
Mario Lorenzo Passiatore