Archiviata la sconfitta esterna con l’Atalanta,
l’imperativo in casa Milan è ripartire. Il calendario indica la via della
Champions League, mercoledì in casa contro la Stella Rossa serviranno tre punti
fondamentali ai fini della classifica. I rossoneri vivono alti e bassi emotivi
all’interno della stessa gara e non hanno trovato ancora il giusto equilibrio.
Fonseca ha dato un segnale in occasione dell’ultimo match, lamentandosi della
condotta arbitrale.
Serve una scossa per ritrovare la
continuità perduta. In queste ore è tornato a parlare ai microfoni della Uefa
Zlatan Ibrahimovic, consulente ufficiale di RedBird e dirigente Milan. Il focus
è su Tijjani Reijnders, il centrocampista olandese sta impressionando
per quantità e qualità in questo avvio di campionato.
"Credo
che sia il giocatore che è cresciuto più di tutti in poco tempo – spiega Ibrahimovic,
perché in questi due anni abbiamo inserito molti giocatori, con profili
diversi, caratteri diversi, ma lui ha avuto una crescita incredibile. Non molti
tifosi o molte persone lo conoscevano, anche se aveva fatto grandi cose all'AZ.
Sta dimostrando di essere un profilo di alto livello. E credo che possa
crescere ancora di più".
Poi una riflessione
sul club e sulle intenzioni future della proprietà."Credo nel progetto e credo in ciò che il Milan rappresenta.
Ritengo di condividere la stessa visione delle persone che ci lavorano e la
stessa della proprietà, perché anche loro vogliono fare cose straordinarie.
Loro puntano a
fare la storia, a vincere, e quando si tratta di vincere, è lì che sento di
essere vivo perché anche io voglio vincere. Faccio di tutto per vincere e non
mi arrendo finché non ci riesco. Ho giocato in molti club - club fantastici,
grandi club, grandi squadre - ma il club che mi ha dato di più nella mia
carriera è il Milan. Sono stato qui due volte e mi piace molto tutto quello che
il Milan rappresenta. La prima volta che ho giocato al Milan, mi hanno dato
molta felicità. La seconda volta mi hanno dato amore, e adesso sono io a voler
dare qualcosa a loro".
di
Mario Lorenzo Passiatore