Con il
Milan non è finita bene, i rapporti con la proprietà straniera si sono
incrinati irrimediabilmente al punto da chiudere ogni discorso, nonostante l’amore
e la passione di Paolo per i colori rossoneri. Visioni differenti, approcci e
modi di relazionarsi opposti. Maldini resta una leggenda vivente del club, la
famiglia Maldini, da padre in figlio, ha unito più generazioni. Proprio, a
proposito delle proprietà straniere, Paolo ha mandato una nuova frecciata alla sua vecchia dirigenza al podcast Akos di Luca Gemignani.
"Ho sempre
affrontato le difficoltà da solo. Quindi da dirigente ho cercato di supportare
i ragazzi più giovani che si trovano a dover sopportare una forte pressione.
Purtroppo le tante proprietà straniere che arrivano non conoscono bene
l’argomento e non vogliono neanche affrontare quel tipo di problema. Sappiamo
benissimo qual è l’importanza di un supporto, anche a livello morale ai
giocatori, sia prima che dopo le partite che durante gli allenamenti. Dico
sempre che sono cose non tangibili, ma che fanno le fortune dei club. E le cose
non tangibili, difficilmente si possono spiegare in un foglio Excel al
proprietario, sono fuori dalla portata o dalla possibilità di controllo di un
proprietario".
Poi un
elogio incondizionato al suo Milan, quello di Silvio Berlusconi che ha
rivoluzionato l’assetto societario e organizzativo delle società sportive a
cavallo tra gli anni ‘80 e ’90. Un’operazione da visionario vero, che ha dato
alla luce una lunga sequenza di successi.
"Il Milan è
stata tra le prime squadre al mondo ad aver creduto nel centro sportivo. Certo,
non era il centro sportivo di oggi, ma c’erano già due campi, gli spogliatoi…
C’era un’idea di luogo dedicato e isolato. Con l’arrivo di Berlusconi, che ha preso
una squadra che lottava per le prime 3-4 posizioni con una delle difese più
forti di sempre, è arrivata anche un’organizzazione aziendale che ha portato
tutto e tutti al massimo livello. Non solamente a livello a calcistico, ma
anche per comunicazione, organizzazione e rispetto dei ruoli".
di
Mario Lorenzo Passiatore