“Il
momento giusto” è il libro di Super-Pippo Inzaghi che nelle ore successive alla
pubblicazione ha subito fatto parlare di sé con una serie di estratti sul ritiro
dall’attività agonistica. Il rapporto con Galliani, i disguidi con
Massimiliano Allegri e tanta vita privata. Ci sono stati diversi momenti di
crisi interiore, soprattutto nel periodo successivo all’addio al calcio.
Inzaghi ha parlato ai microfoni di Sky Sport, motivando la scelta di dare vita a una
vera e propria biografia.
“Non ero molto
propenso a scrivere questo libro, ma poi ho pensato che era il momento giusto
per tracciare una linea. Ho pensato anche ai miei tifosi, che anche quest'oggi
mi hanno fatto emozionare. Il Momento Giusto (il titolo del libro, ndr) ti deve
sempre capitare, anche da allenatore. Se lavori con dedizione, alla fine arriva
il giusto premio”.
Dalla routine da
calciatore alla nuova vita da allenatore. Cambia tutto: il modo di relazionarti
con il gruppo, il senso di responsabilità e la capacità organizzativa con lo
staff. Un mondo totalmente differente fatto di continui stimoli quotidiani.
“Da allenatore vieni giudicato dai risultati. Gli allenatori
vengono esonerati, ma non diventano brocchi. Un allenatore deve avere la
società giusta, i dirigenti giusti ed i calciatori giusti e poi fare pochi
danni. Ho avuto un momento in cui non sono stato bene dopo aver allenato al
Milan, quella sosta mi ha fatto pensare troppo. Poi è arrivato il Venezia e da
lì sono ripartito. Ci sono tanti giovani che quando smettono si trovano davanti
a momenti complicati. La famiglia ti può aiutare tantissimo, poi si riparte più
forte di prima”.
Il
rapporto con il fratello Simone, spesso bersagliato dalle critiche nel corso
della passata stagione. Nonostante tutto, è riuscito ad isolarsi e a stimolare
la squadra fino alla finale di Champions League.
“È stato un
fuoriclasse, nessuno avrebbe saputo reagire come ha fatto lui. Le critiche sono
ingiuste, Simone in due anni ha fatto cinque finali. Lui con la sua serietà e
dedizione ha dimostrato di essere ai livelli di Guardiola, se non superiore. Io
sono il fratello, ne parlo bene, ma è uno dei migliori allenatori del
mondo".
di
Mario Lorenzo Passiatore