Il 19 maggio è una data
importante per il centrocampista della Juventus, è il giorno in cui terminerà la sua squalifica.
Niccolò Fagioli non vede l’ora di rientrare a pieno regime per essere a
disposizione di Max Allegri. In queste ore è tornato a parlare di scommesse al
comune di Condove, davanti a una platea di giovani. E’ stato accompagnato dal
dottore e da uno specialista che sta seguendo il suo percorso riabilitativo
legato all’azzardo patologico.
“Non dico ancora di esserne
già uscito – spiega Fagioli - sicuramente è stato un periodo molto difficile e
il percorso non si conclude in cinque mesi. Sto facendo in modo di uscirne
definitivamente. Cosa mi spingeva verso il gioco? Il principale motivo credo sia
stato la noia”.
Le sue sensazioni in questo
momento e un consiglio spassionati ai giovani: non cadere mai nella trappola
del gioco. “Sto bene, son felice di essere qua: dico ai giovani di non
cominciare neanche a scommettere e di coltivare i loro sogni. Un anno fa è
stato il periodo più difficile perché avevo problemi causati dal gioco. In
quei casi diventa complesso gestire tutto da solo e a quel punto ho capito che
dovevo chiedere aiuto. Cosa mi spingeva a mettere tanto denaro nel
gioco? Forse avevo tanto tempo libero, la noia mi portava a giocare. Penso
sia stata questa la principale causa: è cominciata così, ma dopo tempo è
diventata una malattia”.
L’affetto della Juve, dei
dirigenti e della società tutta per non averlo lasciato mai da solo durante il
suo percorso riabilitativo. “Per un po’ di giorni ho chiuso i social, poi ho
letto solo i messaggi positivi. Sapevo potesse esserci il rischio di perdere la
Juve, ma in società tutti mi sono stati vicini dal primo giorno”.
di
Mario Lorenzo Passiatore