Il rumore
del day after è ancora più forte. L’Italia esce agli ottavi di finale con la
Svizzera senza averci mai provato nell’arco dei novanta minuti. Una prestazione
talmente brutta da sembrare irreale: sotto ritmo, senza intensità e
praticamente mai in partita contro una squadra che è sembrata in palla e
organizzata. I quotidiani nazionali parlano di “Vergogna” e “Fallimento
nazionale”.
Una presa di coscienza durissima per quanto si
è visto o forse (non) visto nelle quattro partite disputate dagli azzurri.
Fabio Caressa su Sky Sport ha fatto un chiaro riferimento all’approccio dell’allenatore
in un torneo così breve, rispetto alle competizioni lunghe dei club. Dunque, mirino
soprattutto sulla gestione di Luciano Spalletti che non è riuscito a dare un’identità
alla squadra durante la spedizione tedesca.
"Luciano ha
detto 'devo migliorare le mie conoscenze', perché ha capito che il suo modo di
essere allenatore che funziona benissimo sul lungo periodo, sul breve diventa
un altro mestiere. E credo – continua Caressa - che se ne sia reso conto perché
ha visto i giocatori un po’ confusi rispetto alle sollecitazioni che lui gli ha
dato. Sul lungo periodo hai la possibilità di lavorare sulla squadra, sul breve
no e noi sappiamo che questa è la differenza fondamentale tra una competizione
come l’Europeo e una che dura una stagione”.
Il
percorso verso i mondiali impone una netta inversione di tendenza e più di una
riflessione per programmare in fretta il futuro. “Dobbiamo andare nella stessa direzione? Perché le qualificazioni ai
Mondiali sono domani. Non è che adesso abbiamo due stagioni di tempo per poter
ricostruire la squadra. Domani è molto semplice quello che ci diranno nella
conferenza stampa 'dopo la notte di pensiero, Spalletti resta o Spalletti va
via'. Quindi ci diranno e proseguiamo sulla stessa strada con idee diverse
perché è necessario o se cambiamo di nuovo strada..
Poi un
commento finale sulla prestazione, definita la peggiore degli ultimi tre –
quattro cicli della nazionale. “Dopo il
fallimento di una grande manifestazione, chi è l’allenatore che è rimasto?
Nessuno. Bisogna ringraziarlo, dargli atto che è venuto dopo che un allenatore
se n’era andato nella notte d’agosto. Ma anche l’altra cosa bisogna dirla. Poi
si può anche dire che magari non è un fallimento. Mai visto una partita così in
diciotto anni che commento la Nazionale".
di
Mario Lorenzo Passiatore