Calcio Totale Racconta

Stankovic, a cuore aperto: “Vi dico perché Mihajlovic per me era papà…”

di Mario Lorenzo Passiatore

Foto di Lalazio

Pubblicato il 26/03/2023

L’allenatore della Sampdoria ha raccontato il suo rapporto con Sinisa. Dal primo giorno che è arrivato in Italia è stato più di una guida: un fratello, un padre. “Era molto protettivo e in meno di un secondo arrivava dritto al punto. Si lamentava, si incazzava, andava allo scontro…”

Sempre al suo fianco a chiedere consigli. Di sport, di calcio, di vita. Deki ha condiviso praticamente tutto con Sinisa: ansie, paure, scelte, gioie e momenti nostalgici. Dalla Stella Rossa all’Italia, seppur in tempi diversi, il tragitto è stato praticamente lo stesso. Dalla Stella Rossa a Roma città, Sinisa approdò alla Roma nell’estate del 1992, Stankovic firmò per la Lazio nel 1998.

Ed è lì che i due legheranno tantissimo quando Miha (dopo l’esperienza alla Samp) lo raggiunse in biancoceleste proprio nel ’98. Il legame diventa quasi fraterno, si alimenta giorno dopo giorno un vero e proprio senso di protezione. Stankovic ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport, raccontando nei dettagli il loro rapporto.

“Compagno, amico, era il mio riferimento in qualsiasi situazione. Ostinato anche. Quando si metteva in testa una cosa, giusta o sbagliata che fosse, tirava dritto. Sinisa era diretto, positivo. E, dopo un errore, aveva una straordinaria capacità di recupero. Verso gli altri e anche verso se stesso. Mi manca, manca nel mio mondo, era la vita anche se non posso paragonare il mio dolore a quello di Arianna e dei bambini".

L’uno per l’altro. La parola di conforto, la pacca sulla spalla, le confidenze. E poi i rapporti di Mihajlovic con il gruppo, i dirigenti e i presidenti. Schietto, diretto, frontale e con pochissimi filtri.

“Sinisa mi ha fatto crescere più velocemente, mi ha spiegato la vita, dato un indirizzo. Avevo diciannove anni quando sono arrivato in Italia, alla Lazio. I diciannove di allora non sono quelli di oggi. Gli ho sempre camminato di fianco. Nazionale, Lazio, Inter. I primi diciannove senza di lui, i venticinque successivi con lui. Gli chiedevo consigli su tutto, anche sulla vita privata. Era molto protettivo e in meno di un secondo arrivava dritto al punto. Si lamentava, si incazzava, andava allo scontro con compagni, allenatore, presidente, ma poi sapeva come farsi perdonare, sempre. Dopo una caduta si rialzava immediatamente e ripartiva. Per me era papà."

di Mario Lorenzo Passiatore

VAI ALLA CATEGORIA

Calcio Totale Racconta

CONDIVIDI