Calcio Totale Racconta

Mihajlovic e le chiamate del controllore Boskov: “Sinisa, dove ca**o eri?”

di Mario Lorenzo Passiatore

Foto di FNews24

Pubblicato il 25/02/2023

Due personaggi iconici che hanno segnato a loro modo la nostra serie A tra gol, trofei e una miriade di aneddoti a cavallo tra gli anni '80/90. Pane, calcio e disciplina: sull’ultimo punto Boskov non ha mai fatto sconti. “Il Mister chiamava a casa la sera, ma quella volta non mi trovò…”

Vujadin e Sinisa. Di padre in figlio, una rapporto schietto e diretto che si è consolidato nei primi anni '90. Il sinistro di Miha atterra nella capitale, sponda Roma. Acquistato dalla Stella Rossa di Belgrado per 8,5 miliardi di lire. Con lui approda dalla Sampdoria mister Boskov.

L’allenatore serbo centrò in blucerchiato uno Scudetto, la Coppa delle Coppe, la Supercoppa italiana e la finale di Champions League nel 1992, poi persa contro il Barcellona con un gol di Koeman. Insieme, per provare a rilanciare le ambizioni dei giallorossi e aprire un ciclo. Poi l’avventura di Boskov durò una sola stagione.

Nel corso di una conferenza stampa a Bologna, Mihajlovic ha raccontato un aneddoto che spiega bene l’integrità morale di Vujadin: sergente di ferro dedito al lavoro che controllava in maniera minuziosa i suoi calciatori. Soprattutto fuori dal campo, prima delle partite.

“Era il ‘92 ed erano appena usciti i cellulari. E lui come tutti gli allenatori di una volta, alle 23:00 chiamava a casa per controllare. Io ero uscito a cena con Caniggia, torno verso le 23.30 e la mia governante mi dice: ‘Guarda ti ha chiamato Boskov...’ Vabbè sono tornato alle 23.30, provo a chiamarlo ma non risponde. Il giorno dopo arriviamo in riunione, lui tutto inca**ato: ‘Voi non siete professionisti, ho chiamato Sinisa. Tu dov’eri?”

La storia si intreccia, Mihajlovic prova a dire la sua versione, giustificando il ritardo. “Mister, ero a mangiare fuori e sono rientrato alle 23.30, non è che sono tornato alle 2”. Boskov non se la beve e allarga l’accusa all’intero spogliatoio, salvandone solo uno. “Voi fate tutti così qui, il più grande professionista è Caniggia, lui è sempre a casa quando chiamo”.

Miha resta spiazzato. “Cazzo, eravamo a cena insieme, lui era a casa e io no? Finisce la riunione e vado da Caniggia. ‘Scusa Claudio, ma come cazzo è possibile che tu eri a casa e io no?’ La furbata di Caniggia prende forma: “Ma io gli ho dato il numero di cellulare. Così sono sempre a casa per lui”.

di Mario Lorenzo Passiatore

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