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Mihajlovic, compleanno e risate con l’aneddoto del taxi: “Che c***o ci fai qui dietro?”

di Mario Lorenzo Passiatore

Pubblicato il 19/02/2023

Nel giorno del suo compleanno abbiamo scelto i racconti più belli per ricordare l’uomo Sinisa: ironico, pungente e sempre alla mano, disposto a tutto per i suoi calciatori e la sua famiglia. Gli altri aneddoti li trovate sul nostro sito e nei link di seguito
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Oggi sarebbero state 54 le candeline di Sinisa, l’uomo delle punizioni telecomandate, il duro dal cuore buono che amava farsi seguire dai compagni e dai suoi calciatori. Ha conosciuto e spento la malattia, prima che la stessa prendesse il sopravvento definitivo. Di fatto, non si è mai arreso. Per la sua famiglia, per il suo lavoro e per tutto ciò che ruotava intorno al mondo Mihajlovic.

Fosse per lui, sarebbe ancora lì, tra una terapia e l’altra, a dare indicazioni in campo. E’ il modo viscerale con cui ha combattuto a far impressione, in piedi fino alla fine, come alla presentazione del libro di Zeman. Ed è l’ultima immagine forte che abbiamo del mister, fiero e geloso al tempo stesso dei suoi dolori e dei suoi tormenti. Oltre l’immagine da sergente, si celava un uomo ironico, pungente che preferiva lo scontro piuttosto che le cose dette a metà.

A dicembre Roberto Mancini, fratello acquisito di Sinisa, con il quale ha condiviso l’esperienza alla Samp, alla Lazio e come vice all’Inter nel 2006, ha voluto ricordarlo con uno degli aneddoti più simpatici durante il loro trascorso da calciatori. Genova, la macchina gialla e una stazione. Tutti gli elementi per confondere un turista che pensava di aver trovato il passaggio giusto per arrivare in centro città.

"Vi racconto un episodio che non ha nulla a che vedere con il Sinisa calciatore. Quando Sinisa venne alla Sampdoria – spiega Mancini -  comprò una macchina gialla, un BMW sportivo. Me lo ricordo così. E un giorno andò a prendere Arianna alla stazione a Genova. Era fermo davanti alla stazione, con questa macchina gialla, e un signore, uscito dalla stazione, è salito dietro. Mihajlovic lo ha guardato e gli ha detto: ‘Che c***o fai qui dietro?’ E il signore gli ha risposto: ‘È un taxi…’. E Sinisa: ‘Ti sembra un taxi questo?’ Ti sembra un taxi questo?’”.

Storie oltre il rettangolo verde. Racconti di vita, come quelli di Walter Zenga, un altro con il quale le vicende si intrecciano in maniera indissolubile con la vita privata. “Diceva che io ero il suo fratello maggiore. Quando ho allenato la Stella Rossa mi ha aiutato in modo indescrivibile. Un amico vero, un fratello vero ed è come se mi avessero tolto qualcosa. Le punizioni? Più gli spostavo indietro la palla, più segnava. Aveva quella sassata, che tutti ricordiamo. Quando l’ho capito era tardi purtroppo. Allora cambiavo strategia. Se lo sfidavi era divertentissimo perché era ultra competitivo, non accettava di perdere per nulla al mondo”.

di Mario Lorenzo Passiatore