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Il tattico di Mihajlovic, dall’aneddoto delle scarpe agli ultimi momenti: “Vorrei rivederlo per dirgli…”

di Mario Lorenzo Passiatore

Pubblicato il 26/01/2023

E’ un’intervista profonda quella di Emilio De Leo a Sky Sport. Per dieci anni al fianco di Mihajlovic ha vissuto tutti i momenti del tecnico serbo, fino al calvario della malattia. “Oggi mi manca tanto (piange ndr) visualizzare il suo nome, era motivo d’orgoglio”

Dalla terza categoria al sogno. E’ la storia di Emilio De Leo, il tattico di Sinisa Mihajlovic. Ha lavorato dieci anni al fianco dell’allenatore serbo con il quale ha condiviso innumerevoli esperienze, fino all’ultima, gomito a gomito a Bologna. Ha sofferto tanto, fu proprio Sinisa a volerlo nel suo staff, a dargli fiducia sin dal primo giorno.

De Leo con la voce rotta dall’emozione ha rilasciato una toccante intervista a Sky Sport, ripercorrendo le tappe più importanti che hanno vissuto insieme.
“La prima volta che ho visto Sinisa eravamo a Vigo di Fassa, la Lazio stava preparando la stagione con Eriksson, io ero un appassionato che correva dietro i grandi campioni. Lo incontrai lì la prima volta”.

Le emozioni dei primi giorni, la crescita umana e professionale, i confronti continui con l’uomo che riusciva a incidere anche con messaggi brevi, o con semplici gesti. “Dieci anni con Mihajlovic. E’ stata un’avventura incredibile, ho iniziato a vivere di emozioni forti con lui. Si sono realizzati i sogni del bambino del ’98. Dal punto di visto umano sono cresciuto con lui. Ho in mente tutti i momenti: a casa sua a Roma, la collaborazione a Belgrado, tutto. Ogni giorno un insegnamento, ogni giorno una lezione”.

Tanti fotogrammi sparsi nella mente, il più bello racchiuso dopo una partita che aveva un significato importante per Mihajlovic e la storia personale con il suo paese. “La prima vittoria con la nazionale serba 6-1 contro il Galles di Bale e Ramsey. A fine gara ci abbracciamo forte. Perfezionista, esigente, spostava sempre l’asticella verso l’alto. Anche dopo un periodo positivo. Non si staccava mai la spina”.

De Leo prosegue a stenti, l’emozione domina tutta l’intervista ma su un punto è costretto quasi a fermarsi. “Oggi mi manca tanto (piange ndr) visualizzare il suo nome,  era un motivo d’orgoglio”. 
L’aneddoto più bello ha la forma di un paio di scarpe, quelle che De Leo decise di prendere al termine di un allenamento. Era così grande l’ammirazione per Sinisa che volle a tutti costi portarle via. 

“Lui mi prendeva in giro. Tu sei un feticista. Un giorno stava cambiando le scarpe e io me ne appropriai. Perché c’era dentro il sinistro di Miha in quelle scarpe. Era emozionante guardare il campione, la concretezza del tecnico. Una scarpa d’allenamento per me aveva un significato enorme”.

Gli ultimi giorni, le notizie che si rincorrevano minuto dopo minuto e le parole dei medici che non erano più rassicuranti. C’era solo da prendere atto e godersi gli ultimi momenti. “Quando abbiamo saputo della situazione, io con lo staff siamo andati in clinica a Roma prima del triste epilogo. Siamo stati di conforto alla famiglia, almeno quello. Spero che gli sia in qualche modo arrivato”.

Di Mihajlovic si porta dietro tante cose, due in maniera particolare hanno segnato la sua vita. “La capacità di dare fiducia alle persone che ha di fronte. Lui l’ha fatto nei miei confronti, io voglio farlo con gli altri, o almeno provarci. E poi la capacita di essere lucido nel suo percorso, di vivere in quel modo la malattia. Vorrei rivederlo (si emoziona ndr) per dirgli: ‘Tu hai vinto, grazie. Grazie di tutto’”.

di Mario Lorenzo Passiatore

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