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Boranga sul doping: “Si prendevano pasticche e pasticconi, poi i preparatori…”

di Mario Lorenzo Passiatore

Foto di Corriere Romagna

Pubblicato il 22/01/2023

Ex portiere di Serie A ma soprattutto medico dello sport, ha vissuto lo spogliatoio da varie prospettive e ha tracciato un quadro davvero pesante al quotidiano online Open. “Il Micoren era tra i più usati. Si tratta di un analettico respiratorio, in grado appunto di aumentare l’atto respiratorio”

Ogni giorno una testimonianza diversa. Il tema centrale resta l’abuso di farmaci e il doping nel calcio. Una serie di dichiarazioni (a partitre da Dino Baggio) che hanno acceso le luci dei riflettori su una piaga dello sport professionistico. A far da eco alle parole di Baggio: Florian Raducioiu, Marco Tardelli, Massimo Brambati e Antonio Di Gennaro. Tutti in cerca di risposte.

Ad oggi non esiste una correlazione tra le morti premature degli sportivi e i farmaci assunti durante l’attività agonistica. Più di qualcuno però ha alimentato dei dubbi e chiesto lumi in merito alla vicenda. L’ultimo a parlare in ordine cronologico è stato Lamberto Boranga, ex portiere di Perugia, Fiorentina, Parma (degli anni ’70-'80)) che ha rilasciato importanti dichiarazioni a Open.

“Ai nostri tempi si prendevano in continuazione pasticchine e pasticcone. Era normale che il medico le prescrivesse: molte aumentavano la concentrazione durante la partita, la voglia di giocare, la spinta per correre. Tutto questo a un portiere come me specialmente faceva benissimo. Ma non sto parlando ancora di anabolizzanti, era il periodo poco prima”.

Boranga parla con cognizione di causa, oltre ad essere stato un calciatore professionista, si è laureato in Biologia e Medicina nel corso della sua carriera ed è specializzato in medicina sportiva. Ha ricoperto anche il ruolo di medico sociale nei club.

“Il Micoren era tra i più usati. Si tratta di un analettico respiratorio, in grado appunto di aumentare l’atto respiratorio: se normalmente si prendono tre litri d’aria a respiro, con il Micoren si riesce a prenderne un po’ di più, aumentando così la resistenza. Ma il vero problema è quanto si sceglieva di acquisirne: alcuni giocatori prendevano anche 10 pasticche tutte insieme. Sta lì il punto. Se fai una terapia con l’aspirina e ne prendi un grammo, non subisci conseguenze, non avrai emorragie gastriche e cose simili, se ne prendi dieci sarà invece molto probabile. Di Micoren c’erano anche le gocce, se ne mettevano 10 sulla zolletta di zucchero. Il problema anche lì e che molti calciatori ne prendevano oltre 20 e 30”.

Solitamente i calciatori erano in contatto con medico e preparatore atletico ma la situazione non era monitorata in maniera accurata, pertanto l’uso e abuso dei farmaci era diventata mera routine all’interno dello spogliatoio. 

“Alla base c’era l’incapacità del medico di tenere sotto controllo la situazione. Poi erano gli stessi calciatori che una volta percepiti gli effetti positivi di dosaggi standard sceglievano di prendere quantità del tutto arbitrarie e non certo al ribasso. Il medico viene nello spogliatoio, ti dice “questo ti fa bene”, tu sei spesso ignorante, non hai un approccio di verifica anche delle controindicazioni e quindi assumi fin quanto pensi ti faccia bene. Ma in molti casi c’è da dire che erano i preparatori atletici il reale problema”. L’intervista integrale è sul quotidiano online Open.

di Mario Lorenzo Passiatore

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