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Cavani confessa: “Una partita mi mandò in terapia, ho capito di non essere un supereroe”

di Mario Lorenzo Passiatore

Pubblicato il 07/10/2022

L’attuale attaccante del Valencia ha raccontato uno degli episodi più forti della sua carriera. Una delusione talmente profonda da togliergli il sonno e mandarlo dallo specialista. “Ansia, sudore freddo. Mi agitavo tanto quando dormivo e a un certo punto avevo anche paura di dormire”

I problemi della vita sono altri, beh per uno sportivo sono anche e soprattutto questi. Quando il risultato di una gara incide sullo stato d’animo e ti porta a fare delle scelte, vuoi dire che ha colpito le tue debolezze. Proprio lì, centro.

E’ vero che un professionista deve trovare la forza di buttare tutto alle spalle e guardare avanti, ma ci sono sconfitte e sconfitte nella vita di un atleta. Alcuno lasciano un segno e vanno via subito, altre segnano per giorni, altre per sempre, peggio di una cicatrice. Così, Edinson Cavani, ha confessato il trauma più grande della sua carriera alla testata Relevo.

Aveva la maglia del PSG e la squadra che gli tolse il sonno fu il Barcellona. Ottavi finale di Champions League (2017), i parigini credevano di aver chiuso la pratica qualificazione con un perentorio 4 a 0 già all’andata. E invece al ritorno accadde l’imponderabile: 6 a 1 per il blaugrana al Camp Nou. Una disfatta tremenda maturata in pieno extra-time con il gol di Sergi Roberto. L’incubo di Cavani parte da quella notte, tanto da finire in terapia.

“La prima volta che l'ho fatto è stato dopo la remuntanda del Barcellona quando ero al Paris Saint-Germain. Mi ha colpito parecchio e certe cose ti creano un sovraccarico, un disagio". 

El Matador non riusciva a staccare la spina e la delusione era talmente forte da chiedere aiuto, c’era qualcosa che non andava. Come se il tempo si fosse fermato a quella notte, al gol finale di Sergi Roberto e al boato dello stadio. Dopo un lungo confronto con il medico ha capito che non era l’unica a trovarsi in quella situazione e, in fondo, non c’era nulla di cui vergognarsi.

"In cinque minuti è cambiato tutto quello che stavamo facendo. È stato un colpo enorme, che non abbiamo saputo controllare. E anche se si parla di calcio, è un qualcosa che ti tocca anche ad altri livelli, con sintomi di ansia, sudore freddo. Mi agitavo tanto quando dormivo e a un certo punto avevo anche paura di dormire. Mi chiedevo 'ho qualche problema di testa?'. Sono andato dal medico del PSG, a cui voglio molto bene, chi mi ha detto 'quello che sta succedendo a te, sta succedendo a tante altre persone in ambiti diversi'. E ho capito che non ero un supereroe".

di Mario Lorenzo Passiatore

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