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Il racconto di Gasperini: “Quando Ilicic è stato male l’ho tirato su come un manichino”

di Mario Lorenzo Passiatore

Pubblicato il 02/09/2022

L’allenatore dell’Atalanta ha raccontato uno dei momenti più brutti che ha vissuto il calciatore sloveno a Bergamo. La depressione, l’ospedale e quella sensazione di sentirsi solo. “In questi giorni ci siamo detti praticamente tutto. L’ho abbracciato, più che il giocatore mi interessa che si sia ritrovato come persona e…”

Bergamo ha salutato il suo Professore. Josip ha raccolto l’applauso della sua gente con gli occhi lucidi e lo sguardo perso tra le emozioni. Ha vissuto momenti esaltanti con la maglia della Dea e situazioni di down profondo con la depressione che ha bussato alla sua porta. Ilicic ha risolto il contratto con l’Atalanta e ora si prenderà qualche giorno per decidere del suo futuro. Vorrebbe continuare a giocare ma non sa ancora dove: restare in A o tornare a casa, in Slovenia per stare vicino alla sua famiglia. Un nodo che scioglierà più avanti con la mente sgombra dai pensieri, pronto ad ascoltare nuovamente il suo cuore.

In conferenza stampa ha parlato dello sloveno Gian Piero Gasperini, il vero artefice dell’esplosione tecnica del calciatore arrivato a Bergamo nel 2017. L’allenatore nerazzurro ha manifestato tutto il suo affetto pubblicamente, auspicandosi che possa fare la scelta migliore per la sua vita.

“E’ sul podio dei giocatori che avrò nel cuore. Ce ne sono tanti, ne ho avuti di bravi e lui ci ha fatto vivere dei momenti straordinari. Giocatori come lui non dovrebbero mai invecchiare: quello che ha fatto per noi resterà per sempre. L'importante è che stia bene fisicamente e di testa: saprà fare cose importanti".

Gasp ha confessato di aver parlato in questi giorni con il giocatore e ha raccontato un episodio straziante, quando Josip ha conosciuto lo spettro della depressione ed è finito in ospedale. Sono passaggi forti che hanno lasciato cicatrici importanti, tanto quanto le emozioni belle.

“In questi giorni ci siamo detti praticamente tutto. L’ho abbracciato, più che il giocatore mi interessa che si sia ritrovato come persona. E’ un uomo di 34 anni, è questa la cosa più importante. Poi se avrà voglia di continuare a giocare io sarà felice per lui. Quando Josip è stato male ed era in ospedale, l’ho tirato su come un manichino. Io non ho mai avuto tanta forza, era leggero, rigido, vuoto. Ora avrei difficoltà a tirarlo su e meno male perché si è ripreso ed è tornato in forma. Spero possa realizzare i suoi sogni”. Emozioni, sentimenti e sofferenza. C'è tutto nell'avventura di Josip a Bergamo. Grazie di tutto, Prof.

di Mario Lorenzo Passiatore

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