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Albertosi: 'Criticai Zoff e mi tolse il saluto, poi….'

di Lorenzo Di Lauro

Foto di Calcionews24

Pubblicato il 23/06/2022

L’ex portiere di Fiorentina, Cagliari e Milan è tornato a parlare in una recente intervista del suo rapporto con Dino Zoff, con cui ha vissuto una grande rivalità su chi dovesse essere il titolare della porta azzurra.

Nella storia della Nazionale una delle rivalità più accese è stata quella per la porta tra due portieri di valore assoluto: Enrico Albertosi e Dino Zoff, entrambi Campioni D’Europa con l’Italia nel 1968. Mentre il primo è stato il titolare in Messico nel 1970, Zoff si è poi preso definitivamente la porta, difendendola fino al trionfale Mondiale del 1982 in Spagna. Dopo il ritiro Zoff ha intrapreso la carriera di allenatore, mentre Albertosi è sparito un po’ di scena. In una recente intervista per Avvenire l’ex estremo difensore toscano ha parlato del suo rapporto di amore-odio con Zoff, fatto di contrasti, ma di tanto rispetto. Si è soffermato soprattutto sulla loro alternanza tra i pali, cominciata alla vigilia del Campionato Europeo 1968, e andata avanti per 4 anni. Dall’Europeo 1972 in poi fu Zoff l’unico titolare, mentre Albertosi concluse la sua esperienza in Azzurro con la convocazione per il quarto mondiale, quello del 1974.

Per Dino e per la Juve prima di tutto veniva la vittoria, per me, a Cagliari come al Milan, divertire la gente era la priorità. Quando prima del Mondiale di Messico ’70 Valcareggi mi schierò nell’amichevole di Lisbona, Zoff ci rimase malissimo… Aveva perso il posto. Nel 1978 però le scatole sono girate a me! Bearzot voleva portarmi in Argentina a fare il terzo. Ci lasciamo con la promessa di risentirci e lo fece, ma per comunicarmi che Zoff non si sentiva sicuro se io fossi andato. Mi chiesero un parere su quei gol presi da 40 metri e dissi che erano state due papere e che al posto suo quei tiri li avrei parati… Quando in campionato ci ritrovammo per Juve Milan andai a salutarlo, ma si voltò dall’altra parte.

I due rivali però oggi a quanto pare hanno seppellito l’ascia di guerra.

“L’estate seguente ci sbattemmo faccia a faccia in un albergo a Punta Ala: un sorriso e un abbraccio al volo, pace fatta. Siamo sempre stati dei gentiluomini. Mi piacerebbe fare una bella serata pubblica con Dino: seduti a raccontare alla gente, e specialmente ai giovani, che cosa abbiamo rappresentato e soprattutto che tipo di uomini siamo diventati… anche grazie al calcio.”

Uno splendido ricordo di un grande portiere nei confronti di un altrettanto grande collega: due autentici pilastri del calcio italiano, che hanno rappresentato un’epoca che sembra lontana anni luce, ma soprattutto valori come la schiettezza e la sincerità.

di Lorenzo Di Lauro

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