Serie A

Sabatini: “Era un’utopia, grazie a chi non ha mai perso la fede in me”

di Redazione

Pubblicato il 22/05/2022

Il direttore della Salernitana ha scaricato tutta la tensione durante l’intervista rilasciata a Dazn. Un momento coinvolgente dove Sabatini ha riconosciuto il merito di tutti: “E’ un omaggio al pubblico, al presidente, ai ragazzi che se lo sono meritato. Va diviso in modo equo"

Un’impresa storica, la prima salvezza della Salernitana in Serie A arriva in un modo a dir poco rocambolesco, con una sconfitta per 4 a 0 in casa con l’Udinese. Incollati con lo sguardo a Venezia, dove il Cagliari non è andato oltre lo 0-0. L’Arechi al triplice fischio è esploso in un urlo liberatorio. La corsa sconfinata di Davide Nicola dopo aver abbracciato i suoi uomini, il suo staff. Al termine della gara ha parlato Walter Sabatini, uno degli artefici di questa salvezza incredibile, l’uomo che più di tutti ha creduto nella ricostruzione di una squadra praticamente spacciata e destinata alla Serie B. Così ai microfoni di Dazn si è sfogato, togliendosi qualche sassolino.

“La metto al primo posto, senza ombra di dubbio, era utopia partendo dai presupposti in cui eravamo. E’ stata la mia migliore performance, cosa che mi legittima a continuare. Se non fosse accaduto mi sarei messo in discussione, per fortuna il Venezia ha fatto una partita convinta e ho dovuto far tramutare il pensiero di finire qui. Quando ho visto miglioramenti consistenti al campo di allenamento vedendo un gruppo che stava diventando un monolite, in campo si riuscivano a capire l’uno con l’altro e quando ho visto questo lavoro fideistico ho cominciato a credere che il 7% poteva diventare il 100 %. E’ un omaggio al pubblico, al presidente, ai ragazzi che se lo sono meritato. Va diviso in modo equo".

Poi la dedica speciale al figlio e a tutte le persone che lo hanno sostenuto in un momento così difficile. "Non sono un uomo scaramantico, credo nelle cose e ai comportamenti. Sono sempre al campo per verificare se ci sono smottamenti nel modo di vivere e convivere con gli altri. La dedico a mio figlio, che ho avuto in tarda età ma che ha grandi valori e anche a mia moglie, così come tutte le persone che, pur in silenzio, non hanno mai perso la fede in me e sono stati decisivi quando ho deciso di accettare questa sfida".

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