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Giocava nell’Arsenal, ora è in guerra con l’Ucraina: “Non so quando rivedrò i miei figli”

di Mario Lorenzo Passiatore

Foto di Pixabay - Wikimedia Commons

Pubblicato il 24/03/2022

Le parole di un ex calciatore dei Gunners che è tornato in patria per difendere i suoi connazionali da un momento difficilissimo. Ha raccontato in che stato versa oggi il paese, sperando di tornare un giorno a riabbracciare i suoi figli. “Non so se la pace arriverà presto, la situazione è incontrollabile e nessuno sa cosa abbia in testa Putin”

Il curriculum è di quelli pesanti, se hai giocato nell’Arsenal degli “Invincibili” dal 1999 al 2003, non potrebbe essere altrimenti. Prima compagno di Andriy Shevchenko alla Dinamo Kiev dove conquista sette titoli e quattro coppe nazionali, poi l’approdo in Premier League agli ordini di Arsene Wenger.

Difensore destro e all’occorrenza da centrale, Oleh Luznyj, ha vinto il titolo con i Gunners nella stagione 2001-2002. Sono oltre 50 le presenze con la nazionale ucraina e, a 54 anni, pensava di aver già dato il suo contributo alla causa.

Invece, per via del conflitto russo – ucraino, ormai è trascorso quasi un mese dal primo attacco, l’ex difensore dell’Arsenal, ha imbracciato il fucile per difendere il suo paese. Si è raccontato in queste ora a Sky Sports, ha parlato della guerra e della situazione in cui versano i suoi connazionali a distanza di quattro settimane dall’invasione dell’esercito di Putin.

"Qui è molto complicata e molto pericolosa a causa dei nostri vicini. I russi hanno distrutto case, strade, centri di affari. A volte i missili arrivano due o tre volte al giorno e anche la notte: è pericoloso. Ma è stata una decisione semplice quella di tornare qui. Amo il mio paese e voglio lottare con i miei amici per difenderlo, come dovrebbero fare tutti”.

Poi ha spiegato come si sono organizzati per presidiare la zona dall’attacco dei russi. Luznyj sa a cosa potrebbe andare incontro, ma in questo momento non vede altre alternative.

“Abbiamo un gruppo di cinque o sei persone più qualche poliziotto, abbiamo un'area da sorvegliare per dodici ore ogni due o tre giorni. Ovviamente è complicato, ma sto bene. Il paese è stato danneggiato. Qui a Kiev non troppo, ma in posti come Mariupol è molto più dura".

Il primo pensiero va ai suoi figli che non sono in Ucraina ormai da tempo, con l’auspicio un giorno di poterli riabbracciare. La speranza è che tutto questo possa finire il prima possibile. Anche se nessuno oggi può fare delle previsioni a breve termine su Putin e la Russia.

"Mia moglie è qui con me, i miei figli hanno il loro lavoro e sono da altre parti. Ma tutti i miei amici sono rimasti per combattere, non se n'è andato nessuno. Non so quando vedrò di nuovo il resto della mia famiglia, forse quando la guerra sarà finita, avremo vinto e faremo una grande festa. Ma non so se la pace arriverà presto, la situazione è incontrollabile e nessuno sa cosa abbia in testa Putin”.

di Mario Lorenzo Passiatore

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