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Ferrara: “Prima delle notti europee ce la facevamo sotto. Tranne Diego che ballava e rideva”

di Mario Lorenzo Passiatore

Pubblicato il 11/01/2022

Durante la prima puntata della Bobo Tv su Twitch, Ciro Ferrara quasi in lacrime ha raccontato la sua esperienza al fianco di Maradona. “Diego non è un eroe, gli eroi sono perfetti, non commettono errori. Diego è stato l’antieroe, nelle sue debolezze è stato il più grande di tutti. Sono nelle pagine del suo romanzo”

Sette anni al fianco di Maradona durante la sua permanenza a Napoli. Ciro Ferrara visibilmente emozionato ha ricordato Diego nel corso della prima puntata della Bobo Tv su Twitch. Sono stati dei momenti di pura commozione con Vieri, Zanetti, Adani e Ventola in silenzio, ad ascoltare il monologo di un desolato Ferrara. “Si è fermato il mondo. Il papa ha fatto un tweet su Diego. Persino gli inglesi che hanno subito la più grande ingiustizia, lo hanno omaggiato.

A Diego mi legano dei ricordi indelebili. Ha sempre detto di non voler rappresentare un modello. Oggi le agenzie formative sono: la famiglia, la scuola e lo sport. Diego non è un eroe, gli eroi sono perfetti, non commettono errori. E’ stato l’antieroe, nelle sue debolezze è stato il più grande di tutti”.

Sempre dalla sua parte nonostante i vizi e gli errori fuori dal campo. Con un grosso rimpianto per come sarebbero potute andare le cose con un pizzico di coraggio in più. “Non si è mai drogato per migliorare le prestazioni sportive. Anzi quella cosa l’ha limitato. Il rammarico c’è, su quello che avremmo potuto fare. Io l’ho conosciuto quando avevo 17 anni, lui ha avuto problemi di droga dopo. Forse non avevo la personalità di dirgli che stava facendo una cosa sbagliata. Ha avuto zone di luce e zone d’ombra. Le cavolate che ha commesso, non potranno mai superare il bene che ha fatto”.

Diego ha sempre gestito la sua vita oltre le regole, al di là di qualsiasi schema. A volte lasciava la sua abitazione di notte per fare serata. “Abitavo sotto casa sua. Quando sentivo il rombo della Ferrari intorno a mezzanotte, sapevo già che il giorno dopo non sarebbe venuto all’allenamento. I compagni mi chiedevano: ‘Ciro, Diego oggi lo aspettiamo?’ Ha realizzato il sogno della mia città. E’ voluto venire fortemente pur non conoscendo in fondo Napoli”.

L’altruismo, l’amore verso i compagni e il suo modo bizzarro di omaggiarli. “Ha sempre cercato di essere dalla parte dei più deboli, facendo del bene privatamente, non in pubblico. La mia partita d’addio non è stata la mia festa, ma il ritorno di Diego a Napoli dopo 15 anni. C’era gente che mi ringraziava per averlo riportato a casa”.

E’ stato l’uomo degli eccessi, delle esagerazioni. In campo prendeva tutto con estrema leggerezza e sempre con il sorriso. “Prima delle grandi notti europee scherzava, rideva e ballava nei pre-partita. Noi ce la facevamo addosso durante il riscaldamento. Sono stato fortunato perché sono nelle pagine del suo romanzo”.

di Mario Lorenzo Passiatore

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