Serie A

Bentornata Serie A, ma non è ancora la nostra

di Lorenzo Di Lauro

Pubblicato il 04/01/2022

Dopo sei lunghi mesi, lo sport torna in parte ad abbracciare il calore del pubblico, ma non sono mancate le critiche per i nuovi provvedimenti. In attesa di rivedere il nostro calcio, quello vero

Il Covid 19 si è abbattuto prepotentemente anche sul mondo del calcio. Tanti, troppi giorni di stop forzato, poi la Bundesliga inaugura la ripartenza dopo due mesi, e tutti si accodano, ma senza un fattore fondamentale nel mondo degli stadi: il pubblico. Il calcio è un business troppo grande per continuare ad essere interrotto, gli spalti resteranno inevitabilmente vuoti fino alla fine della stagione 2019/2020. È una novità assoluta per tutti, a cominciare dal telespettatore fino ad arrivare al calciatore. Niente più incitamenti, sfottò, applausi, fischi, cori, né tantomeno vantaggi per la squadra di casa: i protagonisti sono più che mai calciatori e allenatori, di cui adesso percepiamo anche le sensazioni attraverso le voci.

Si parla di nuovo di calcio, ma non è la stessa cosa: checché se ne dica, gli stadi sono un serbatoio di emozioni contrastanti, spesso vissute nella medesima partita, da pura felicità a disperazione assoluta. Al netto di isolati episodi spiacevoli, è anche un luogo per stringere amicizia, per vivere le emozioni più belle. Vicini, molto vicini ai propri beniamini. Se per i primi mesi di ripartenza è stata necessaria la lontananza anche dei più affezionati, per questa nuova stagione c’è stato un simbolico passo in avanti, con la presenza dei primi nuovi spettatori negli stadi. In Italia il nuovo via è stato promosso dal governatore dell’Emilia Romagna Bonaccini: 1000 persone per Parma-Napoli, mantenendo le distanze di sicurezza e indossando le mascherine.

Niente più striscioni, pochi cori, ma tanta curiosità verso un qualcosa che ora sembra nuovo anche per chi ci era abituato. Non sono mancate le critiche: in molti si sono chiesti perché questa scelta a fronte di un rientro economico misero, ma non hanno tenuto conto di un elemento fondamentale e imprescindibile, la passione. Possono anche essere cento le persone sugli spalti, ma oltre a potersi vivere emozioni vere dal vivo, costituiscono per chi sta in campo uno sprone a fare meglio. Come non si sono viste arene senza pubblico agli spettacoli dei gladiatori, non si possono vedere stadi vuoti nel calcio ancora per tanto tempo.

di Lorenzo Di Lauro

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