Storie di Periferia

Arturo Mariani, la storia di un uomo incredibile: “Non senza una gamba, ma con una gamba”

di Mario Lorenzo Passiatore

Pubblicato il 04/01/2022

Calciatore, Life Coach, atleta internazionale a tutto tondo e autore di sei libri. E’ la vita impressionante di un ragazzo nato senza un arto inferiore che ha superato ogni difficoltà giorno dopo giorno. “Ho pensato di non farcela, è fondamentale pensare al futuro e aver una visione migliore. Fino a 18 anni credevo di essere l’unico al mondo ad avere una gamba sola”

Oltre i propri limiti, oltre le proprie possibilità. E’ la storia infinita del giovane Arturo Mariani che ha costruito la sua vita “col piede giusto”. Proprio come il titolo del suo libro, non l’unico, ma quello giusto. 27 anni, nato con una gamba sola, ha corso più di tutti e non si è fermato mai. Con leggerezza e determinazione, ma soprattutto con una forza interiore che lo ha spinto a superare qualsiasi deficit fisico: “Credeteci, le difficoltà sono una possibilità”. E’ l’inizio di un’intervista che trasmette fiducia e serenità. La voce, la sua, è quella giusta. Con tono pacato e sereno ci conduce nel suo mondo fatto di esperienze enormi.

Dal 2012 fa parte della nazionale italiana di calcio amputati, due anni dopo partecipa ai mondiali in Messico. La passione per la vita lo porta a provare nuove emozioni e a misurarsi continuamente in sport differenti: nuoto, taekwondo e body building. Studia scienze della comunicazione all’Università La Sapienza e oggi è tra i migliori Life Coach d’Italia. “Cerco di aiutare gli altri con i miei corsi e i miei libri”. Ne ha scritti sei di libri, per ora, con mille progetti ancora in cantiere e pronti a decollare.

Sei diventato un esempio per tanti bambini. Hai mai pensato durante il tuo percorso: “Questa volta non ce la faccio”.

“Sicuramente sono capitati dei momenti in età adolescenziale dove non avevo gli strumenti per affrontare le difficoltà quotidiane che la vita mi ha messo davanti. Per cui, da essere umano, ho pensato anch’io di non farcela. Ho avuto dei blocchi di natura relazionale con il presente che vivevo. La cosa che mi ha salvato è stato l’aiuto della famiglia, che mi ha permesso in quei momenti di vedere oltre. E’ fondamentale pensare al futuro, e avere una visione migliore per poi costruirla”.

Ci racconti la tua esperienza con la nazionale al mondiale?

“L’esperienza con la nazionale è stata pazzesca. Il ricordo più grande resta sicuramente il mondiale, ma anche la prima volta che sono sceso in campo e ho incontrato altri ragazzi come me. Fino a 18 anni pensavo di essere l’unico al mondo con una gamba sola, non avendo mai incontrato nessun altro. Quando sono entrato in campo con quella maglia, insieme ad altri ragazzi con la mia stessa condizione è stato qualcosa di indescrivibile. Come giocare un mondiale ed un europeo con migliaia di tifosi che facevano il tifo per te. E ancora, l’indescrivibile sensazione di segnare un gol all’ultimo secondo degli ottavi di finale di un mondiale. E’ stato un senso di liberazione”.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

“Ho tanti progetti, ogni giorno ne sviluppo uno nuovo. Principalmente voglio continuare come sto facendo a condividere esperienze di vita. Affinché altre persone che si sono trovate nelle mia stessa situazione, parlo di stato interiore e mentale di blocco, possano superare quei momenti. Cerco di aiutare gli altri con i miei corsi, i miei libri e gli eventi. A fare sempre qualcosa in più per raggiungere un risultato migliore e realizzare i propri sogni”.

Qual è il consiglio che senti di dare ai giovani oggi?

“Ai giovani dico di aprirsi il più possibile alle relazioni umane, alla condivisione, per scoprire quel qualcosa che si ha dentro. Spesso e volentieri siamo portati all’imitazione, ad essere tutti omologati. E se siamo fuori da quella norma ipotetica, che non si sa chi l’ha istituita, ci sentiamo fuori dal mondo.L’invito che faccio sempre, sia ai ragazzi che a gente più adulta, è quello di scoprire e vivere il sogno che hanno dentro e che spesso e volentieri viene abbattuto da voci, giudizi e paure. Credeteci sempre perché le difficolta sono una possibilità. Il primo passo è accogliere il dolore per vivere alla grande. Come nello sport, le sconfitte che possiamo vivere nella vita, sono in realtà il tramite per una vittoria più grande. Quindi accogliere la sconfitta è l’unico modo per assaporare la vita al 100%. Come dico sempre, col piede giusto, con il sorriso, con quella leggerezza che non è superficialità, che ti permette di vedere il mondo con occhi diversi”.

di Mario Lorenzo Passiatore

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